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Bartolomeo Letterini (1669-1748) pittore veneziano. Una Pala dal sorriso ritrovato nel Duomo di Santa Sofia a Lendinara (Rovigo)


Una pala dal sorriso ritrovato
Grazie al contributo della BCC (Banca Credito Cooperativo) di Lendinara (Rovigo), è stata restaurata la preziosa tela del Duomo di Santa Sofia “Una pala ritrova il sorriso dei suoi colori” raffigurante delle Scene della vita di San Costanzo di Bartolomeo Letterini..

a pag. 19 link: http://www.rovigobanca.it/images/stories/Comunicazione/bancadomani/2007-3-banca%20domani.pdf

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Una pala ritrova il sorriso dei suoi colori. Sabato 20 ottobre 2007, nella sala San Pietro del Duomo di Santa Sofia di Lendinara è stata ufficialmente accolta dopo il restauro una notevole tela conservata sulla parete destra della sagrestia del Duomo, raffigurante delle Scene della vita di San Costanzo opera del pittore veneziano Bartolomeo Litterini (1669-1748). L’intervento, effettuato presso un laboratorio di Padova, è stato possibile grazie al consistente sostegno della banca BCC. A far gli onori di casa il parroco, mons. Vittorio De Stefani, e il sindaco di Lendinara, Alessandro Ferlin. Per l’istituto ha preso la parola il vicepresidente Edo Boldrin, mentre la dott.ssa Donata Samadelli, ispettrice per Rovigo e provincia della Soprintendenza per il Patrimonio storico-artistico e demoetnoantropologico del Veneto, ha illustrato ai convenuti i contenuti storico-critici del dipinto e gli aspetti tecnici del restauro.

Bartolomeo Litterini (o Letterini) fu figlio d’arte attivo nella bottega del padre Agostino a San Canciano.

Un’impresa artigianale impegnata principalmente nella produzione di opere devozionali, pale d’altare e teleri per le chiese di Venezia e del territorio veneto (specialmente del bergamasco). Bartolomeo ebbe un carattere introverso, succube della personalità paterna e dei desideri dei committenti. La bottega fu il suo mondo. Non si sposò. Da Venezia non si allontanò quasi mai, chiudendo i suoi giorni a quasi ottant’anni “travagliato dal mal di nervi”. Pittore non di prima fila, cercò comunque d’essere presente nella cultura del suo secolo. Nel primo periodo fu “tenebroso”, con azioni a forte contenuto drammatico e dal denso naturalismo che impronta la produzione per le chiese della val Seriana, che misero in contatto Litterini con l’affermato scultore di Rovetta Andrea Fantoni. L’ispirazione litteriana fece posto poi ad un colorismo più schiarito e luminoso (sulle orme di Sebastiano Ricci, Pellegrini, Amiconi), ad un’atmosfera compositiva più tranquilla, ad un realismo nella ripresa delle figure che riprendeva in qualche modo la lezione veronesiana.

La pala di Lendinara si colloca proprio in questo momento di svolta, dunque verso il 1720, a un dipresso dalla cosa migliore di Litterini che resta la Madonna del Rosario e santi realizzata nel 1724 per la chiesa di Villongo Sant’Alessandro (Bergamo). Allude la tela polesana alla vita di San Costanzo d’Ancona, le cui reliquie vennero trasferite a Venezia forse nel IX secolo, dapprima nella chiesa di san Basilio, poi in quella dei Santi Gervasio e Protasio, ove ancor oggi si venera (la sua festività è celebrata il 23 settembre, come nella diocesi di Ancona).

Litterini coglie due momenti della figura del Santo così come viene ricordata da San Gregorio Magno nei suoi Dialoghi: l’esercizio dell’ufficio di mansionario, o di sacrista, nella chiesa di Santo Stefano, prima cattedrale di Ancona e famoso santuario, con San Costanzo in abiti dimessi rappresentato sopra una scala mentre fa prodigiosamente ardere con acqua una lampada; e la virtù della carità che gli fu merito precipuo (nel quadro, il santo, in abiti signorili, fa elemosina ad un vecchio seduto su uno scannno, alla presenza di vari personaggi).

La pala di Santa Sofia proviene dal terzo altare della chiesa dei Minori Osservanti di san Francesco, dove lo vide anche il bibliotecario di Girolamo Silvestri, Masatto.

Con la rovina del tempio dei francescani lendinaresi, entrò – verso il 1780 – nella sagrestia di Santa Sofia, dove lo vide già nel 1795 Pietro Brandolese, libraio al Bo’ di Padova e autore dell’aurea epistola sul Genio de’ lendinaresi per la pittura. Il suo giudizio è validissimo: il Litterini ordina bene le figure delle scene, sì che l’unità d’azione ed il soggetto principale non ne ritraggon offesa.

Gajetà, gusto e forza del colorito rendono brillante la pittura. Insomma un quadro dall’abile equilibrio compositivo e dai felici cromatismi, quest’ultimi tornati a sorridere dopo il riuscito restauro. (P.L.B.)

Altro testo riferito a questo suo dipinto
Il grande quadro con Scene della vita di San Costanzo è opera firmata da Bartolomeo Letterini (Venezia, 1669 – 1745), artista che trasse ispirazione dal linguaggio e repertorio figurativo naturalistico di Pietro della Vecchia. Il rimando a Pietro della Vecchia è nella scena del Santo che dona l’elemosina al vecchio mendicante, seduto su uno scanno, e nei personaggi che partecipano agli episodi ai limiti del quadro. Tuttavia la generale intonazione chiara del dipinto, manifesta il tentativo di aggiornamento del Letterini alle tendenze pittoriche del XVIII secolo. La ripresa della luminosità è di esplicita matrice veronesiana, come pure l’ambientazione della rappresentazione all’interno della chiesa di San Sebastiano, dove San Costanzo predicava. Si percepisce chiaramente, poi, la particolare attenzione del Letterini per gli elementi tratti dalla vita quotidiana: il cane, gli oggetti sparsi sul pavimento, la monumentale scala posta al centro che viene ad assumere quasi un ruolo centrale. Ne deriva una concezione degli eventi sacri meno aulica e divina, ma sicuramente più immediata e vicina alla sensibilità religiosa dei devoti. Così le scene raffigurate, relative ai miracoli di San Costanzo, sono rivissute e proposte in una dimensione quotidiana. Al centro sta il Santo, sopra la scala, il quale si appresta come un premuroso sacrestano, aiutato da un angelo, a far ardere la lampada con acqua. Ancora a sinistra, il Santo è raffigurato con abiti signorili mentre fa l’elemosina al vecchio seduto sullo scanno, alla presenza discreta di alcuni personaggi probabilmente tratti dalla realtà.





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