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dipinti Bartolomeo e Agostino Letterini nella Chiesa di S. Marco in S. Girolamo, Vicenza


Chiesa di S. Marco in S. Girolamo, detta “Degli Scalzi” – Vicenza

La sacrestia è considerata uno dei gioielli artistici della chiesa di San Marco. È di notevolissimo pregio il mobilio, che è tutto originale: un complesso composto di altare e armadi in noce a intarsio e intaglio, opera del 18mo secolo. La sacrestia è stata sottoposta ad un restauro completo nel 1988, che ne ha restituito la bellezza. Normalmente la sacrestia non è aperta al pubblico.

sacrestia

sacrestia

Al centro delle due pareti, entro due aperture scandite dall’aggetto di pilastrini laterali a sostegno di un fastigio ad arco spezzato, gli archi centinati sono abitati da due tele di Bartolomeo Litterini (1668 –1745): San Giuseppe e il Bambino a sinistra e San Giovanni della Croce e il Bambino a destra. Nella parete di fronte all’ingresso, nella parte centrale a conclusione dell’asse prospettico, una terza edicola, quasi un altare, si sviluppa in altezza. È in noce massiccio, fiancheggiata da colonne corinzie e conclusa da timpano semicircolare poggiante su cornici e dadi al di sopra dei capitelli, e accoglie entro bella cornice piatta in radica, con chiave di volta centrale, una tela di Bartolomeo Litterini probabilmente eseguita entro il 1730, dominata da contrasti di nubi in luce e nelle tenebre, di stile tardo seicentesco, con accensioni improvvise nei colori, che risentono gli infussi della coeva pittura veneziana in rinnovamento. Santa Teresa d’Avila è in adorazione della Vergine del Carmelo con il Bambino, dietro di lei il suo personale, veneratissimo protettore San Giuseppe con la verga fiorita in mano, poia sinistra un grande libro di preghiere, a destra in basso Gioacchino e Anna oranti e un coro di Santi venerati dai Carmelitani nell’atto di intercedere le grazie di Maria. Ai piedi della pala, un Crocifisso del XVII sec. in legno di bosso con un Cristo patiens (sofferente), dalla forte tensione emozionale. Sullavparete di destra si trova un inginocchiatoio, ai piedi di un pannello finemente intarsiato con una nuda Croce che occupa tutto il campo fiancheggiata da morbide volute di racemi, croce divenuta così albero della vita.

Nella parete di fondo è collocato l’altare con due colonne e timpano spezzato, fiancheggiato da due armadi con timpano ricurvo. Fra le due colonne fa bella mostra di sé una tela di Agostino Litterini (1642-1731) raffigurante la Vergine, Gesù Bambino, S. Teresa, S. Giuseppe, S. Gioachino e S. Anna. Davanti alla pala è collocato un crocifisso in legno di bosso.

Bartolomeo Litterini (1668 - 1745)- La Vergine, il Bambino, Santa Teresa d’Avila, San Giuseppe, Gioacchino, Sant’Anna

Bartolomeo Litterini (1668 – 1745)- La Vergine, il Bambino, Santa Teresa d’Avila, San Giuseppe, Gioacchino, Sant’Anna

Bartolomeo Litterini (1668 – 1745)
La Vergine, il Bambino, Santa Teresa d’Avila, San Giuseppe, Gioacchino, Sant’Anna.
Olio su tela centinata 213 x 112 cm. Altare della Sacrestia parete ovest. Restauro 1989. Il dipinto ripropone una sintesi dei santi di venerazione carmelitana, sollevati nella gloria dei cieli tra un volteggiare di cherubini. In basso, sulla destra, con un progressivo scalarsiverso l’alto in una impaginazione sinuosa, Gioacchino con la mano tesa ad indicare Anna con le mani giunte, in preghiera, sono ai piedi della Vergine del Carmelo con il Bambino sulle ginocchia tutto proteso verso la adorante Teresa dal volto estatico, in vesti carmelitane, con il lungo scapolare, mentre dietro di lei sembra proteggerla San Giuseppe con la verga appoggiata alla spalla. È la luce a modellare plasticamente i corpi dei Santi, luce che si accende sul rosso e sul blu delle vesti di Maria. Per Arslan è “opera con persistenze secentesche; e dove tuttavia il Tiepolo appare osservato; anche se non capito affatto”.

Adoardo Arslan, Catalogo delle cose d’arte e di antichità d’Italia – Vicenza, vol. I – le chiese, De Luca, Roma 1961. pp. 105-110

Come autore, Adoardo Arslan – Catalogo delle cose d’arte e di antichità d’Italia – Vicenza, vol. I – le chiese, De Luca, Roma 1961 indica invece Bartolomeo o Bortolo Letterini (1669-1745), il figlio di Agostino.

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Bicentenario S. Marco in S. Girolamo Vicenza 2 ediz.
http://it.scribd.com/doc/46074722/Bicentenario-S-Marco-in-S-Girolamo-Vicenza-2-ediz
In questo link sopra riportato, a pag. 60 si trovano “I dipinti della Sacrestia” (qui sotto ho estratto due foto e parte dei testi riguardanti le opere pittoriche dei Letterini).

I dipinti della Sacrestia
Inseriti nell’altare e al centro degli armadi lignei lungo le pareti:

Bartolomeo Litterini (1668 – 1745) San Giuseppe e il Bambino.
Olio su tela 110 x 58 cm. Prima metà sec XVII. Sacrestia, nicchia al centro dell’armadiatura di sinistra. Restauro 1989.
San Giuseppe, Santo caro alla devozione dei Carmelitani Riformati, con il volto illuminato, i capelli che iniziano ad incanutire, lunghi sulla nuca, la barba bianca, è raffigurato in veste di tenerissimo padre, seduto su un muretto, mentre adora con senso protettivo il Bambino seminudo avvolto in fasce, adagiato su un bianco panno sulle sue ginocchia, mentre sgambetta e gioca. Un manto color terra di Siena avvolge la sua tunica verde scuro.

San Giovanni della Croce di Bartolomeo Letterini

San Giovanni della Croce di Bartolomeo Letterini
Olio su tela 110 x 58 cm. Sacrestia, nicchia al centro dell’armadiatura di destra. Restauro 1989. Lungo l’asse verticale della Croce, protesa verso il cielo luminoso tranere nubi ai margini e con il braccio trasversale in diagonale a segnarne la profondità, è appoggiata alla spalla del Santo, rivestito dell’abito carmelitano su cui spicca la corona del Rosario. Egli è inginocchiato con sguardo di intensa adorante tenerezza vicino al Bambino sceso vicino a lui su una nuvoletta di un grigio cilestrino, che accoglie entro il suo braccio protettivo. La testa priva di capelli e circondata dalla chierica, è illuminata dalla luce che promana dall’aureola raggiata del Bambino. Nell’angolo sulla sinistra, in basso, un grande libro suo attributo iconogrfico, è appoggiato alla base della Croce. Opera di maniera, della prima metà del Settecento, la recente ripulitura ne ha rinvigorito l’espressività cromatica.

Arslan, Le chiese, op.cit., pag. 108






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