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Opere di Bartolomeo Litterini, chiesa di San Stae (Sant’Eustachio) sul Canal Grande, Venezia


Fondamentale per la comprensione della pittura veneziana del Settecento ai suoi esordi, la chiesa di San Stae (Sant’Eustachio) colpisce per unitarietà e armonia.
Questa chiesa risalente al XVII° sec. colpisce soprattutto per la meravigliosa facciata nello stile di Andrea Palladio, realizzata nel 1709 dallo svizzero Domenico Rossi. L’interno racchiude dipinti degli inizi del XVIII° sec. (Adorazione del Sacramento).
Con la sua facciata in stile rococò, la Seicentesca Chiesa di San Stae (S. Eustachio) a Venezia nel sestiere di Santa Croce domina sul Canal Grande in Campo San Stae 3013 (30135).
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Si presenta infatti con una fastosa facciata aperta sulla principale via d’acqua veneziana,  arricchita da una ricca decorazione plastica alla quale hanno dato il loro contributo scultori come Giuseppe Torretto, Antonio Tarsia, Pietro Baratta e Antonio Corradini.
L’interno, opera tardo secentesca con reminiscenze palladiane dell’architetto Giovanni Grassi, ha pianta ad unica navata e tre cappelle aperte su ciascun lato; al centro della chiesa una vasta pietra tombale segna il sepolcro della famiglia Mocenigo.
Iniziando da destra, sui tre altari in successione si incontrano opere significative di Niccolò Bambini, Giuseppe Camerata e Antonio Balestra, quest’ultimo a decorare la cappella della confraternita dei “tiraoro e battioro” la cui scuola è adiacente la chiesa.
Le tre cappelle a sinistra ospitano invece nell’ordine opere di Giuseppe Torretto e Pietro Baratta, di Francesco Migliori e di Jacopo Amigoni.

Il presbiterio ha il soffitto decorato da una vasta tela di Bartolomeo Letterini (Adorazione del Sacramento), mentre alle pareti, sopra e sotto a due tele di Giuseppe Angeli, si trovano dodici tele di dimensioni minori dedicate agli Apostoli, tra le quali alcuni capolavori assoluti come il Martirio di San Bartolomeo (a destro in basso), opera giovanile di Giambattista Tiepolo (1721), il Martirio di San Giacomo Maggiore di Giambattista Piazzetta e la Liberazione di San Pietro di Sebastiano Ricci (a sinistra in basso). Interessanti anche alcune opere conservate in sagrestia, tra le quali soprattutto Cristo morto di Pietro Vecchia e Traiano comanda a Sant’Eustachio di adorare gli idoli di Giambattista Pittoni.

Degne di grande attenzione sono Sant’Eustachio in prigione (inizi XVIII secolo, olio su tela, collocazione: sacrestia – parete destra verso il fondo) e Le Virtù e due confratelli della scuola del Santissimo (1708), ad olio su tela, collocato sul soffitto, entrambi di Bartolomeo Litterini (1699-1748).

YouTube – Venezia Canal Grande verso la Chiesa di Sant’Eustachio in prigione (Vulgo di San Stae)

Fonti:





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